Parole di Saggezza

Vivete appieno ogni singolo giorno, e appieno vivrete la vostra intera vita.

da "Cultivating the Buddhist Heart" di Nichiko Niwano

giovedì 22 aprile 2010


Qual è l'essenza della fede?
Se riusciremo ad afferrarla
si dissolverà ogni nostra
ansia e sofferenza.

un insegnamento del maestro
NICHIKO NIWANO
Presidente della Rissho Koseikai


Le nostre esistenze sono un susseguirsi di sofferenza e dolore così come di gioia e piacere. Tutti noi sperimentiamo qualche tipo di difficoltà nel corso della vita. E' naturale, quindi, cercare soccorso e aiuto quando sperimentiamo delle situazioni di conflitto con le persone che ci circondano o quando siamo ammalati. Molte persone cercano aiuto rivolgendosi a Dio o al Buddha. Infatti, in genere, le persone si rivolgono alla religione nella speranza di essere salvati dalle sofferenze di questo mondo.
Il desiderio di essere salvati fa parte della natura umana, non c'è alcun bisogno di negarlo. Desiderare di essere felici può sembrare un sentimento egoista, ma alla base di quest'aspirazione di felicità individuale c'è il desiderio che tutta l'umanità possa essere felice. Le persone di fede trovano sostegno e pace nelle pratiche votive o nella presa di rifugio nel loro focus di devozione. Quando la sofferenza ci appare insostenibile, rivolgerci a Dio o al Buddha ci aiuta ad alleviare le nostre pene. Quando ci raccogliamo davanti all'oggetto di devozione è un poco più facile realizzare che non abbiamo avuto considerazione per il prossimo, che non abbiamo lottato abbastanza, o che in fin dei conti ci siamo pianti addosso. La nostra attenzione passa dai desideri materiali all'aspirazione di condurre un'esistenza così come avrebbe voluto il Buddha.
L'esistenza umana è spesso incentrata sul , e quindi le persone tendono ad affidarsi alla religione quando hanno un problema troppo grande per poter essere risolto con le sole proprie forze. Anche se comprendiamo che "non ci si può fare niente", abbiamo ancora il desiderio e la determinazione di voler risolvere il problema che ci affligge. E' spesso in circostanze come questa che ci rivolgiamo alla fede che magari abbiamo trascurato per tanto tempo. Improvvisamente ci rendiamo conto che abbiamo potuto vivere grazie al sostegno delle persone intorno a noi, e l'egoismo della nostra vita si trasforma in dedizione per gli altri. Ci si rivolge alla religione nella speranza che possa salvarci dai nostri problemi finanziari, che possa curare le nostre malattie, che possa accomodare le nostre difficili relazioni umane e che possa dare un senso alla nostra esistenza. Ma la religione è molto più di un riparo dalle difficoltà. Anche la persona più felice di questo mondo, con un famiglia affettuosa e serena, una persona che non ha necessità da soddisfare può volgere la sua attenzione alla religione per cercare di condurre una vita che abbia un vero valore. Shakyamuni cercava la via che avrebbe condotto alla salvezza tutte le persone. Egli abbandonò una vita di agi per avviarsi alla ricerca del senso della vita. Il senso della religione, o della fede, non è altro che questo.
Nel Rissho Ankoku-ron (Trattato sull'instaurazione del Vero Dharma per la pacificazione della terra) Nichiren (1222-1282) ci ammonì contro la tentazione di rivolgerci alla religione per soddisfare i nostri bisogni del momento: diventare ricchi, guarire da una malattia,  migliorare i rapporti umani all'interno delle famiglie o alleviare la paura del futuro. Per contro, egli disse, si dovrebbe "prendere rifugio nell'Unica Virtù dell'Unico Veicolo", il che significa dedicare la propria vita al Sutra del Loto, il più alto degli insegnamenti del Buddha.
Abbiato tutti così tanti desideri che non facciamo altro che passare velocemente da un "voglio questo" a un "voglio quest'altro". Ciò che dobbiamo veramente fare è scartare, abbandonare questa piccola fede superficiale per nutrire una fede salda e sicura nel Buddha Dharma, la Legge del Buddha. Il senso delle parole di Nichiren, il cuore dell'insegnamento che ci ha trasmesso, era vivere in accordo con la Verità e il Dharma che Shakyamuni aveva scoperto attraverso la sua illuminazione.
Fondare la propria esistenza sull'insegnamento del Buddha significa abbandonare se stessi ad una forza che trascende il sé individuale. La vera salvezza può essere conseguita solo attraverso la vera fede. Il Voto dei membri della Rissho Kosei-kai si riferisce proprio a questo quando recita: "Noi ... riconosciamo nel Buddhismo la vera via per la salvezza". Il primo passo da fare per realizzare questa consapevolezza è scartare e abbandonare una fede fondata solo sui propri bisogni personali e tornare alla vera essenza del Buddhismo.

da Cultivating the Buddhist Heart

domenica 7 febbraio 2010

12 messaggi - 2: I Dieci Meriti

In questa serie di 12 articoli esamineremo brevemente alcuni passi del Kyoten, il testo contenente la pratica basilare per i membri della Rissho Koseikai.



Il Sutra degli Innumerevoli Significati
IL CAPITOLO 3: DIECI MERITI


Disse il Buddha: 'Figli miei, Per prima cosa questo Sutra fa in modo che un bodhisattva non risvegliato aspiri all'illuminazione. Fa in modo che colui senza pietà aspiri ad una mente compassionevole. Fa in modo che un omicida diventi misericordioso. Fa in modo che una persona gelosa si converta all'altruismo. Fa in modo che un materialista abbandoni ogni attaccamento. Trasforma un avaro in una persona caritatevole. Fa in modo che la mente di una persona arrogante aderisca agli insegnamenti del Buddha. Trasforma una persona iraconda in una persona paziente. Fa in modo che un indolente divenga costante. Fa in modo che una persona distratta aspiri alla meditazione. Fa in modo che un ignorante aspiri alla saggezza. Fa in modo che una persona che non si cura mai degli altri aspiri a salvarli. Fa in modo che ci commette i dieci mali aspiri alle dieci virtù. Trasforma chi è troppo attaccato ai fenomeni condizionati in una persona che aspira alla non-esistenza. Trasforma chi tende a degenerare in una persona concentrata a migliorare, e ispira alla purezza coloro che commettono atti deplorevoli. Trasforma chi soffre a causa di passioni illusorie in persone capaci di scacciare e distruggere le illusioni. Figli miei! Questo è il primo potere e merito di questo Sutra'.


E' SOLO 1/10 DEL TOTALE, MA NONOSTANTE QUESTO E' MERAVIGLIOSO!


In questo articolo ci concentreremo sulla sezione del Kyoten chiamata "Dieci Meriti". In questo capitolo veniamo a sapere che i "Meriti" (kudoku) si manifesteranno sempre e senza alcun dubbio se vivremo in accordo con l'insegnamento. Il Buddha predicò i kudoku dividendoli in 10 parti. La sezione sui "Meriti" presente nel Kyoten espone il primo kudoku dei "Dieci Meriti". In questa parte del sutra vengono esposti i cambiamenti che avvengono nella mente e nella coscienza di chi abbraccia il Dharma.


Facciamo un esempio.
Se siete depressi a causa del vostro senso di inferiorità nei confronti del prossimo, potreste restare sorpresi del fatto che siete sotto l'influenza della gelosia. In questo caso sareste quella che nel sutra viene chiamata "una persona gelosa". Tuttavia, quanto ascoltate l'insegnamento, il primo kudoku che conseguirete sarà l'intima realizzazione che sia voi che il vostro prossimo siete persone egualmente meravigliose agli occhi del Buddha Eterno ed Originale. Questo senso di uguaglianza nei confronti di tutto quello che vi circonda avrà l'effetto di "svuotare" la vostra mente della gelosia che vi rende infelici. Questa consapevolezza vi renderà sereni e potrete assaporare la gioia che si prova nel praticare il Buddhismo e rafforzerà in voi la volontà di praticare la via del bodhisattva, volta al sostegno e all'aiuto del prossimo (si converta all'altruismo). Il primo kudoku esposto nel sutra è pieno di questo genere di trasformazioni mentali.


Come sapete, il verbo "aspirare" appare di continuo in questa sezione del sutra. L'aspirazione al miglioramento personale, all'aiuto del nostro prossimo, all'impegno per realizzare un mondo migliore risulta essere l'effetto centrale della pratica del sutra. Attraverso l'insegnamento del Buddha, dice il sutra, chi è "senza pietà" aspirerà ad essere più sensibile, a voler partecipare delle passioni degli altri(una mente compassionevole); l'omicida aspirerà ad essere misericordioso, ecc.


Nel contesto del Sutra del Loto la parola "aspirare" non indica il desiderio di cercare qualcosa al di fuori di noi. L'aspirazione di cui parla il sutra è piuttosto un "dare origine", come se la pratica del Sutra del Loto causasse la riattivazione di qualcosa che era già inerentemente presente in ognuno di noi. In effetti, "aspirare" qui significa "tornare alla propria mente originale".


E' solo a causa della nostra mancata consapevolezza di questa "mente originale" che non riusciamo ad osservare le cose dal punto di vista corretto e finiamo con l'essere depressi o gelosi.


Dobbiamo sforzarci continuamente per aspirare a questa mente meravigliosa, che al momento è dormiente dentro di noi. Per far questo, è necessaria la pratica e lo studio del Buddhismo. Osservando i tre principi di fede nell'insegnamento e di pratica e studio dello stesso, potremo scoprire un lato di noi del quale non avremmo mai sospettato l'esistenza.

lunedì 1 febbraio 2010

L'INVERNO SI TRASFORMA SEMPRE IN PRIMAVERA

Nichiren Shonin durante l'esilio a Sado

L'INVERNO SI TRASFORMA SEMPRE IN PRIMAVERA
un insegnamento di NICHIREN SHONIN

Come potrebbero le piante crescere e fiorire se nel cielo non splendessero il sole e la luna?
Per un figlio è difficile farsi una ragione della morte di uno dei due genitori, perché per i bambini la normalità è sempre quella di avere sia il papà che la mamma.
Tu, tua figlia e il tuo figlioletto malato siete rimasti soli. E anche la tua salute è piuttosto cagionevole. A chi è che tuo marito avrebbe potuto affidare la sua famiglia prima di lasciare questo mondo?
Alla fine della sua vita, il Signore Buddha si lamentò dicendo: "Presto entrerò nel nirvana. La sola cosa che turba il mio cuore è il Re Ajatashatru". Allora il bodhisattva Kashyapa gli chiese: "Ma dal momento che la grazia del Buddha è imparziale verso tutti gli esseri, la tua preoccupazione in punto di morte dovrebbe concepirsi nella compassione verso tutta l'umanità. Perché sei preoccupato solo per il Re Ajatashatru?"
Allora il Buddha rispose: "Immagina che una coppia abbia avuto sette figli, e che uno di questi si ammali. Certo, i genitori amano tutti i figli allo stesso modo, ma quel padre e quella madre si preoccuperebbero sicuramente di più per il loro figlio malato". T'ien-t'ai citò questo passo nel suo Maka Shikan.
Per il Buddha, siamo tutti suoi figli. E proprio come i genitori che si preoccupano di più per il loro figlio malato, il Buddha era preoccupato per il destino di un uomo malvagio, corrotto al punto di arrivare ad uccidere i propri genitori e di trasformarsi in un nemico dell'insegnamento del Buddha.
Il Re Ajatashatru era il sovrano del Reame di Magadha. Egli uccise suo padre, il buon Re Bimbisara, un grande sostenitore di Shakyamuni, e divenne un nemico del Buddha. Come effetto delle sue azioni venne abbandonato dal cielo, il ciclo solare e quello lunare divennero anormali e la terra tremò violentemente, come volesse scrollarselo di dosso. Tutti i suoi sottoposti finirono con l'opporsi al Buddhismo e i reami vicini presero ad attaccare i confini del Regno di Magadha.
Tutto questo accadde perché il Re Ajatashatru prese il malvagio Devadatta come suo maestro. Alla fine, il quindicesimo giorno del secondo mese, le pustole della lebbra apparvero sul suo corpo e gli fu predetto che sarebbe caduto vivo all'inferno il settimo giorno del terzo mese. Rattristato per il destino di quest'uomo, il Buddha non voleva entrare nel nirvana. "Se solo potessi salvare il Re Ajatashatru, allora tutti gli altri uomini malvagi potrebbero salvarsi", così si lamentava il Buddha.
Il tuo defunto marito ha dovuto abbandonare sua figlia e il suo figlio malato. Sicuramente si dev'essere angosciato al pensiero della sua povera moglie, stanca come un vecchio albero, da sola con le preoccupazioni per i suoi figli. Anche le persecuzioni che hanno colpito Nichiren devono essere stato un peso per il suo cuore.
Le parole del Buddha sono vere, non false. Perciò non c'è dubbio che in futuro il Sutra del Loto si diffonderà enormemente. Sapendo questo, tuo marito deve aver compreso che un domani sarebbe successo qualcosa di meraviglioso e che un giorno questo prete sarebbe stato profondamente rispettato.
Quando sono stato condannato all'esilio, tuo marito si sarà di certo chiesto come fosse possibile che il Sutra del Loto e le Dieci Dee Furiose avessero permesso che ciò avvenisse.
Se fosse stato ancora vivo chissà come sarebbe stato felice di vedere Nichiren graziato! Quanto si sarebbe rallegrato di assistere al compimento delle mie predizioni, ora che l'Impero Mongolo ha attaccato il Giappone e il paese è in crisi. Questi sono i sentimenti dei comuni mortali.
Coloro che credono nel Sutra del Loto sono come l'inverno che si trasforma sempre in primavera. Non ho mai sentito parlare di un inverno che sia diventato autunno. Non ho mai sentito parlare di un credente del Sutra del Loto che sia rimasto un essere non illuminato. Un passo del sutra recita così: "Fra coloro che odono questo Dharma non ce n'è nessuno che non conseguirà la buddhità".
Tuo marito ha dato la sua vita per il Sutra del Loto. La sua intera esistenza è dipesa da una piccola proprietà e questa gli è stata confiscata a causa della sua fede. Questo, sappilo, è come aver dato la propria vita per il Sutra del Loto.
Sessen Doji offrì la sua vita per poter udire la metà di un brano di un insegnamento buddhista, e il bodhisattva Yakuo diede fuoco alle sue braccia per offrirle al Buddha. Ma questi erano santi, che poterono sopportare queste durissime austerità tanto facilmente quanto l'acqua spegne il fuoco. Tuo marito invece era un comune mortale, in preda alle sue illusioni e sofferenze. Era come carta messa ad ardere sul fuoco.
Ecco perché conseguirà i loro medesimi meriti. Veglierà su sua moglie e sui suoi figli attraverso lo specchio del sole e della luna in ogni momento del giorno e della notte. Siccome tu e i tuoi figli siete comuni mortali, non potrete vederlo né sentirlo, ma neanche il sordo può udire il tuono, o il cieco vedere il sole.
Per questo non dovrai mai dubitare che ti sia vicino e che ti stia tendendo la mano per aiutarti e sostenerti.
Stavo proprio pensando di fare qualcosa per poterti venire a trovare quando ho ricevuto la veste che mi hai inviato. Il tuo pensiero per me mi ha colto di sorpresa. Il Sutra del Loto è il più nobile fra tutti i sutra e quindi è ancora possibile che io ottenga qualche favore in questa vita. Se così sarà, stai pur certa che mi prenderò cura dei tuoi figli, sia che tu sia ancora in questo mondo o meno.
Quando mi trovavo a Sado, e anche durante il mio soggiorno qui, hai inviato il tuo servitore ad aiutarmi. Non dimenticherò quello che hai fatto per me né in questa vita né in quelle future. Non mancherò di ripagare il mio debito di gratitudine nei tuoi confronti.

Namu Myohorengekyo
Namu Myohorengekyo

Con mio profondo rispetto,
Nichiren

lunedì 25 gennaio 2010

Un ichinen di illuminazione ogni giorno



"Vivete appieno ogni giorno, e appieno vivrete la vostra intera vita". Cosa intende dire con queste parole il presidente della Rissho Koseikai?

Sostanzialmente, che il Buddha si trova nella nostra vita. Anzi, in ogni singolo, infinitesimale istante di vita. Questo è il senso di ichinen sanzen, un insegnamento dell'antico maestro cinese T'ien-t'ai secondo il quale ogni fenomeno dell'universo (sanzen) è contenuto in un pensiero (ichinen).



Capitano a tutti momenti in cui ci si sente spaesati, privi di punti di riferimento, senza argini a cui aggrapparsi. Io credo che questi momenti siano degli hoben, dei "mezzi" per farci ritrovare il sentiero quando ci distraiamo, quando cominciamo a pensare che la felicità sia al di fuori di quello che abbiamo: la nostra esistenza.

Non c'è niente di peggio di vivere senza illuminazione.


Nel suo libro "Cultivating the buddhist heart" Nichiko Niwano sostiene che ogni giorno dovrebbe essere vissuto come una vita intera. E che ogni sonno dovrebbe essere considerato come il momento della morte. La morte e la vita che si ripetono in centinaia, migliaia di reincarnazioni, di esistenze, di vite.
Tante vite in una sola vita.

Se è così, dovremmo vivere ogni giorno cercando di raggiungere l'illuminazione. Altrimenti sarà un giorno sprecato.


Diventa quindi molto importante trovare il "dojo" da qualche parte nella vita quotidiana e vivere un ichinen di illuminazione. Ne basta uno, e il giorno non sarà passato invano.


Credo che sia per questo che nel Buddhismo si recitano i sutra, si pratica la meditazione e nel nostro caso si recita il daimoku almeno una volta ogni giorno. Perché a volte gli ostacoli ci buttano giù. E allora il Buddha Originale ci sostiene attraverso il suo insegnamento: recitiamo il daimoku...e per ogni daimoku recitato abbiamo vissuto un ichinen di illuminazione, anche se la nostra giornata ci è sembrata proprio "a terra". Ma naturalmente questa è "l'ultima spiaggia". Dobbiamo cercare di vivere il Sutra del Loto come hanno fatto Nichiren Shonin e il suo discepolo Nichiro, come hanno fatto il fondatore Nikkyo e Myoko sensei. Ma è confortante sapere che, se la nostra volontà è debole, se la nostra forza è insufficiente, il giorno non andrà comunque sprecato; la "vita" di un giorno sarà comunque illuminata quando reciteremo il daimoku.


Il sutra dice che in quel momento Shakyamuni è felice e sorride, e che Taho dice "Eccellente, eccellente!"

Se mi fermo a pensarci percepisco, nel profondo del mio cuore, che è una cosa meravigliosa. Il Sutra del Loto è davvero la nostra vita trasformata in libro. E le parole del libro si trasformano in Buddha.
In qualche modo, è un mondo magico.
Il mondo dell'illuminazione.

Namu Myohorengekyo
Nicola

martedì 19 gennaio 2010

12 messaggi - 1: meditazione sulla terra della buddhità

A cominciare da questa settimana condivideremo una serie di brevi insegnamenti in "12 messaggi". Ogni settimana selezioneremo un capitolo dal Kyoten, il testo base utilizzato nella pratica di Rissho Kosei-kai. In questa serie cercheremo di presentare brevemente degli insegnamenti buddhisti che possano aiutarci nella vita di ogni giorno.



MEDITAZIONE SULLA TERRA DELLA BUDDHITA'


"Sappiate che questo è il luogo ove il Buddha ottenne la perfetta illuminazione.
In questo e ogni luogo i buddha ottengono la perfetta illuminazione.
Girano la ruota del Dharma,
ed entrano nel parinirvana".





- Qualsiasi posto è il posto giusto per crescere spiritualmente! -


In questo primo articolo ci concentreremo sulla Meditazione sulla terra della buddhità, la prima preghiera del Kyoten. La parola giapponese dojo ci fa venire subito in mente un posto dove possiamo praticare lo Zen, oppure Judo o Karate. La traduzione letterale di dojo è "luogo della pratica".
Per le persone che fanno parte di Rissho Kosei-kai, questa parola fa immediatamente pensare al luogo ove è custodita l'icona del Buddha Originale -o Gohonzon, ovvero la stanza della nostra casa dove svolgiamo la nostra pratica fondamentale, oppure l'aula sacra di un Centro di Dharma o del Daiseido, il tempio principale.
In ambito buddhista, la parola dojo indica non solo il luogo della pratica, ma anche il posto dove si ricevono i precetti per abbracciare il Buddhismo e dove Shakyamuni conseguì l'illuminazione. E' per questo che nel Kyoten è stato tradotto come "terra della buddhità".
Però, leggendo la preghiera, veniamo a scoprire che il "luogo della pratica" non si limita ai posti che abbiamo citato.
Dal momento in cui ci alziamo al mattino a quello in cui ci corichiamo alla sera, non facciamo che spostarci da un posto all'altro. Casa, ufficio, scuola, mezzi di trasporto, negozi, ecc.
In verità, dovunque andiamo e dovunque ci troviamo, nel momento in cui pratichiamo, quel luogo diventa il dojo, il "luogo della pratica", o la terra della buddhità.
Tutti i luoghi possono diventare un dojo. Nichiren Shonin diceva che non c'è alcuna differenza fra la pratica buddhista e la vita quotidiana, fra la meditazione e il lavoro d'ogni giorno, fra l'illuminazione e le piccole (grandi) cose che caratterizzano e riempiono le nostre giornate. Se il posto dove ci troviamo diventa o meno la terra della buddhità dipende solo e soltanto dal nostro atteggiamento.
Facciamo un esempio. Tutti, una volta o l'altra, ci siamo sentiti insoddisfatti sul posto di lavoro. "Non mi piace quest'ufficio", "Non sopporto questo lavoro", "Io e il mio capo siamo assolutamente incompatibili", "Le persone con cui lavoro sono tutte antipatiche", ecc.
Se vi trovate in una di queste situazioni, o in qualsiasi altra situazione che vi fa stare a disagio, ricordatevi le parole della meditazione sulla terra della buddhità.
Provate a cambiare atteggiamento. "Questo ufficio è 'il luogo della pratica' che il Buddha mi sta offrendo in questo momento". Il tempo che si passa al lavoro, dove non possiamo fare ciò che desideriamo può diventare un ottimo dojo dove praticare l'insegnamento.
Se considererete le cose da questo diverso punto di vista, capirete che il "posto di lavoro" -con tutti i suoi problemi e difficoltà, diventerà il "posto di lavoro" dove praticare per la vostra crescita spirituale. I colleghi o i superiori che vi annoiano o che vi assillano si trasformeranno in maestri che vi aiuteranno a crescere e a migliorarvi.
Certo, questo non significa certamente che non farete altro che incontrare persone carine e gentili, ma cambiando il proprio modo di osservare la realtà che ci circonda riusciremo a vedere il Buddha anche là dove pensavamo non potesse proprio essere. Solo così potremo vedere il bene, la buddhità, che c'è in ogni persona.


Il Buddha Originale disse:
"Nonostante io sia loro vicino, gli esseri non riescono a vedermi"
(The Threefold Lotus Sutra, 16:254)


Namu Myohorengekyo
Nicola

giovedì 14 gennaio 2010

Io sono un buddha, tu sei un buddha



un insegnamento di
NICHIKO NIWANO
Presidente della Rissho Kosei-kai

Quando si parla di rispetto mi viene sempre in mente il bodhisattva Sadaparibhuta -che mai disprezza- nel Sutra del Loto. Il prete Zen Ryokan (1758-1831), famoso per la sua calligrafia e per la sua poesia, scrisse questo a proposito del bodhisattva Sadaparibhuta: "Un biku non deve far altro che praticare come praticò il bodhisattva Sadaparibhuta". Un biku è un chierico buddhista. Molto probabilmente, Ryokan voleva dire che più di qualsiasi altra forma di addestramento, il tempo e le energie di un prete sono meglio spese se questi emula il comportamento del bodhisattva Sadaparibhuta.
Il bodhisattva Sadaparibhuta manifestava il suo profondo rispetto per tutti coloro che incontrava dichiarando "tu diverrai un buddha". Alle persone che non erano consapevoli di quanto le loro vite fossero preziose, queste parole sembravano una presa in giro. E così finivano con l'arrabbiarsi. "Smettila di dire cose senza senso" urlavano. Alcuni arrivavano persino a tirargli addosso delle pietre.
Tutte le persone possono raggiungere l'illuminazione se riconoscono la Verità e il Dharma. Con le parole "tu diverrai un buddha", il bodhisattva Sadaparibhuta spronava il prossimo a riconoscere l'esistenza della Verità e del Dharma e a risvegliarsi al valore inestimabile della vita. Rivolgendosi agli altri in questo modo anche noi possiamo aiutarli a raggiungere l'illuminazione.
Se comprenderemo a fondo quanto preziosa ed importante sia la nostra vita, sarà assolutamente naturale riconoscere che le vite degli altri sono egualmente preziose. Potremo finalmente essere grati per tutte le cose ed imparare ad esprimere questa gratitudine al nostro meglio. E' così che potremo costruire un mondo basato sul rispetto reciproco, un mondo in cui io sono un buddha, e tutti gli altri sono buddha.
Anche se tendiamo tutti ad essere egocentrici per la maggior parte del tempo, nel profondo dei nostri cuori tutti desideriamo vivere in armonia con tutte le cose, rispettando tutte le cose. Perseverando con devozione nella nostra pratica di giungere le mani in segno di rispetto l'uno per l'altro, il nostro apprezzamento per gli altri crescerà gradualmente abbracciando la nostra famiglia, i nostri amici, la comunità e il posto di lavoro, così che in ogni situazione ci sarà possibile vivere in armonia, facendo sempre del nostro meglio. Io credo che sia davvero questo il modo per cambiare il mondo, trasformandolo in un luogo più cordiale, sorridente e accogliente, un mondo che trabocca di gioia di vivere.
Venerare il Buddha, venerare l'esistenza umana, venerare tutte le cose. Che mondo meraviglioso è quello in cui siamo nati! Solo gli esseri umani sono in grado di esprimere devozione spirituale, ma questo non significa certo che noi uomini siamo in qualche modo superiori agli altri esseri viventi. Eppure dobbiamo essere grati per aver potuto ricevere questa vita umana, che ci rende capaci di esprimere devozione.
Le nostre parole di invocazione del Sutra del Loto, Namu Myohorengekyo esprimono la nostra unicità con l'universo, il nostro essere uno con la grande vita dell'universo. Namu significa fare di sé il vuoto, il nulla, per dare tutto il proprio essere al Buddha, il che significa, dopo tutto, offrire la propria vita alla Verità e al Dharma. Recitate queste sacre parole con devozione, e sentirete la gioia crescere dentro di voi poiché saprete di essere sostenuti dalla vita eterna.

martedì 12 gennaio 2010

I Versi del Sole e della Luna



un insegnamento dal Sutra del Loto
del Buddha SHAKYAMUNI


Dopo l'estinzione del Tathagata, questa persona,
Conoscendo i sutra che il Buddha ha insegnato
Le loro cause, condizioni e corretta sequenza
Li esporrà in accordo con il loro vero significato.
Proprio come la luce del sole e della luna
Che disperde ogni tenebra,
Così questa persona, praticando nel mondo,
Può disperdere il buio degli esseri viventi
E far si che innumerevoli bodhisattva
Dimorino alfine nell'Unico Veicolo.
Perciò coloro che hanno saggezza,
Udendo quali sono i benefici di questo merito,
Dopo la mia estinzione
Dovrebbero abbracciare e custodire questo sutra.
Persone come queste saranno sulla Via del Buddha,
E incrollabile sarà la loro determinazione.

The Threefold Lotus Sutra, 21:300
(c) Kosei - traduzione di Nicola Tini

Questo è dei passi del Sutra del Loto che recito più spesso e ai quali sono più affezionato. Si tratta della parte finale della sezione in versi del capitolo 21, ed è chiamata Nichigachige, "i Versi del Sole e della Luna".
Sin dai tempi più antichi, si è immaginata una linea invisibile dividere il testo del sutra. I primi quattordici capitoli sono denominati shakumon, la "porta riflessa", mentre gli ultimi, dal capitolo 15 al capitolo 28, sono detti honmon, la "porta originale". Nichiren Shonin ha insegnato che, sebbene tutti i capitoli del sutra debbano essere considerati ugualmente sacri ed importanti, è nell'honmon che Shakyamuni ha rivelato la verità fondamentale per tutte le persone che sarebbero vissute più di duemila anni dopo la sua scomparsa -e quindi anche per noi che viviamo in questa epoca turbolenta e spiritualmente arida.

Questo insegnamento del Sutra del Loto è di particolare importanza, e dal momento che i primi versi possono risultare un po' criptici, vale la pena esaminare il testo un po' più in dettaglio.

Dopo l'estinzione del Tathagata, questa persona,

COMMENTO: metsugo è la parola con la quale, nel sutra, si indica "l'estinzione del Buddha". Estinzione, nel Buddhismo, significa "scomparsa". In questo caso specifico indica la scomparsa del corpo fisico del Tathagata -chi viene dalla Verità- ovvero il Buddha. Il primo verso specifica che l'insegnamento è rivolto a coloro che vivranno quando Shakyamuni non sarà più fisicamente presente nel mondo.
Il Buddha qui parla di una persona, riferendosi a chi, dopo la sua scomparsa, abbraccerà e predicherà il Sutra del Loto. La persona di cui parla Shakyamuni rappresenta ognuno di noi, persone comuni che vivono seguendo l'insegnamento del sutra.

Conoscendo i sutra che il Buddha ha insegnato
Le loro cause, condizioni e corretta sequenza
Li esporrà in accordo con il loro vero significato.


COMMENTO: per quale ragione Shakyamuni ha predicato un così gran numero di sermoni, poi raccolti sottoforma di libri (i sutra, appunto) ?
Ogni volta che il Buddha si accingeva ad esporre il suo insegnamento teneva sempre conto di chi fossero le persone che lo avrebbero ascoltato. Quali erano le loro capacità di comprensione? Il loro stato sociale? La loro erudizione? Le loro problematiche di vita? Ogni sutra esposto dal Buddha è sacro, ma occorre tenere a mente un importante elemento: a chi era indirizzato quel determinato insegnamento? E' facile immaginare e comprendere che il Buddha abbia predicato utilizzando determinati esempi, immagini e parabole nel modo più adeguato a seconda delle circostanze e delle capacità degli uditori. Un sutra predicato ad un contadino era certamente diverso da quello esposto ad un brahmano; un insegnamento impartito ad un sovrano era di certo differente da quello rivolto ad una prostituta.
Tuttavia, queste differenze erano vere solo dal punto di vista espositivo, e non da quello sostanziale. In altre parole, la verità contenuta in questi insegnamenti era la medesima: ciò che cambiava era il modo in cui veniva esposta.
Le cause e condizioni che portano il Buddha a predicare in un determinato modo sono il perno centrale del secondo capitolo del Sutra del Loto. In esso si espone l'insegnamento degli abili mezzi (hoben) o anche mezzi salvifici. Il Buddha non può esporre la sua illuminazione in termini comprensibili alla mente umana. L'illuminazione va al di là dei concetti, delle parole. Se fosse possibile etichettarla, catalogarla, esprimerla attraverso il nostro linguaggio "relativo" essa perderebbe le sue caratteristiche di compenetrazione dell'Assoluto. L'Assoluto, dice Shakyamuni nel capitolo 2, è inesprimibile a parole, a meno che la discussione non si svolga esclusivamente fra buddha, ovvero fra grandi illuminati. Il testo del capitolo 2 recita testualmente: "solo un buddha con un altro buddha può comprendere la Realtà di Tutta l'Esistenza" (Threefold Lotus Sutra, 2:52).
Ma se l'essenza dell'illuminazione è inesprimibile a parole, come avrebbe potuto il Buddha esporre il suo insegnamento alle persone non illuminate, allo scopo di condurle al nirvana? Questo è il fulcro della dottrina degli abili mezzi. Il Buddha utilizza degli espedienti, delle parabole, delle similitudini, per adattare la sua predicazione alla capacità di comprensione di coloro che lo ascoltano. Questa non è una peculiarità di Shakyamuni: tutti i buddha del passato, del presente e del futuro insegnano il Dharma in questo modo.
Il Buddha ha però presentato i sermoni del Sutra del Loto come un insegnamento che integra e illumina tutti quelli precedenti: esso è un insegnamento zuiji, esposto in accordo con la Mente del Buddha, e non zuitai -esposto in accordo con la mente di chi ascolta.
La persona che abbraccia ed insegna il Sutra del Loto deve quindi conoscere cause, condizioni e corretta sequenza, ovvero la sequenza d'importanza e di profondità della rivelazione spirituale contenuta nei sutra esposti dal Buddha. In questo senso, il sutra più profondo, fulcro dell'intera dottrina buddhista, è il Sutra del Loto. La persona di cui parla il Buddha deve essere quindi consapevole della centralità del Sutra del Loto nell'ambito del canone buddhista e del patrimonio religioso di tutta l'umanità. Solo avendo chiara la centralità del Sutra del Loto, infatti, è possibile predicare gli insegnamenti del Buddha "in accordo con il loro vero significato".

venerdì 8 gennaio 2010

L'importanza del sangha


un insegnamento di Kaiso-sama
il Fondatore di RKK NIKKYO NIWANO

Gli esseri umani, proprio come gli animali, sono fortemente influenzati dalla qualità dell'ambiente che li circonda. Non c'è dubbio che le circostanze attorno a noi esercitino un forte influsso sulla nostra vita. E' questa la ragione per la quale è così importante trascorrere il nostro tempo in un ambiente positivo e incoraggiante.
Per noi buddhisti, prendere rifugio nei Tre Tesori (il Buddha, il Dharma e il Sangha) segna il punto di partenza del nostro viaggio spirituale. Il Buddha insegnò con particolare enfasi che, fra i Tre Tesori, il Sangha -la comunità dei devoti- è di essenziale importanza.
Il Sangha è composto di persone che cercano di comprendere la verità della natura umana, di individuare il modo migliore per condurre la propria vita e che aspirano al conseguimento della suprema illuminazione. Avere attorno questo genere di persone ci aiuta a migliorare. Un ambiente favorevole come questo ci darà molte opportunità per imparare e per essere incoraggiati dagli altri. Questo incoraggiamento ci aiuterà a mantenere salda la nostra pratica, anche quando le difficoltà ci fanno sentire in procinto di arrenderci.
Ho sentito dire che se si vuole allevare una cettia del Giappone (Cettia diphone, un uccello canoro) in modo che canti con la sua bellissima voce, si dovrebbe fare in modo di porre l'uccello vicino ad un'altra cettia che sia solita cantare con il suo bel richiamo. O che potrebbe persino essere sufficiente fargli ascoltare la registrazione di un melodioso cinguettio fatto da un'altra cettia. Una volta ho letto la storia della rana Kajika, che aveva un verso unico, meraviglioso e ristoratore. Quando questa rana fu messa a vivere fra altre rane comuni, cambiò il suo richiamo, e il suo verso divenne lo stesso identico gracidare delle altre rane. E così, per mettere in pratica gli insegnamenti del Buddha, l'interazione favorevole con il Sangha è davvero di fondamentale importanza.
da Shan-zai vol.11
traduzione di Nicola Tini

lunedì 4 gennaio 2010

IL FONDAMENTO DELLA PREGHIERA


di NICHIKO NIWANO
Presidente della Rissho Kosei-kai

La Preghiera inizia con la gratitudine
Quando giungiamo le mani per rendere omaggio agli dei e ai buddha, di solito desideriamo che le cose vadano in un certo modo o che possiamo ottenere ciò che desideriamo. Naturalmente, spesso capita anche che offriamo la nostra devozione come espressione di gratitudine perché siamo felici, ma in linea di massima ci ritroviamo a pregare quando vogliamo che succeda qualcosa che desideriamo.
L'8 dicembre di ogni anno celebriamo il raggiungimento dell'illuminazione e il conseguimento della buddhità da parte di Shakyamuni, è un giorno profondamente significativo. Un sutra narra che, al mattino della sua piena e perfetta illuminazione, Shakyamuni disse: "Davvero meraviglioso! Davvero meraviglioso! Tutti gli esseri, senza eccezione, sono dotati della saggezza del Tathagata e delle sue virtù" (il che sarebbe a dire che è meraviglioso il fatto che tutti gli esseri umani possano ottenere la stessa saggezza e compassione, lo stesso grande tesoro spirituale, il quale non è in alcun modo diverso da quello che è stato realizzato dal Tathagata).
Per me, queste parole sono la perfetta espressione della forte emozione provata da Shakyamuni quando ha compreso il più importante elemento della natura umana.
La sua comprensione era che tutti noi riceviamo il dono della vita grazie a una meravigliosa serie di condizioni e che siamo quindi tutti sostenuti nella nostra vita in questo mondo. Quando questo fu chiaro nella sua mente, Shakyamuni esclamò gioiosamente: "Davvero meraviglioso!"
In altre parole, il Buddhismo si originò con questo sentimento di profonda emozione. Andando a ritroso fino alle radici della nostra fede, possiamo notare che la cosa più importante per i buddhisti è di essere capaci di accettare tutte le cose con gratitudine, e questo dovrebbe essere una grande fonte d'ispirazione.
Sembra chiaro che Shakyamuni non abbia gioito perché il suo desiderio si era realizzato o perché aveva conseguito ciò che aveva chiesto. Egli ci ha insegnato che il meraviglioso dono della vita -questa sola grande cosa- dovrebbe essere già un'ispirazione più che sufficiente.
Se apriremo i nostri occhi a questo, non potremo far altro che iniziare a trasformare le nostre preghiere: non più per realizzare i nostri desideri, ma per rendere omaggio ai buddha e per esprimere il nostro rispetto e la nostra gratitudine.
Il grande prete Nichiren ci lasciò questo insegnamento: "Abbandonate subito la vostra falsa fede". Un ammonimento, questo, che sebbene diretto ai suoi contemporanei ci esorta a non concentrarci su piccoli, egoistici desideri, ma di condurre le nostre vite in accordo con il Dharma.
Quando ci confrontiamo con i nostri problemi personali, o quando un ostacolo ci sembra insormontabile, tuttavia, è assolutamente naturale che noi ci si rivolga -come fosse un'ultima risorsa- agli dei e ai buddha per chiedere il loro aiuto.
Per fare un esempio, i membri della Rissho Kosei-kai offrono volontariamente la recitazione del sutra pregando per la guarigione di coloro che sono malati o per aiutare chi si sta confrontando con qualche terribile avversità. Desiderare che le cose vadano meglio va bene, ma deve coincidere con il nostro impegno per far risplendere almeno una scintilla di speranza nei cuori di coloro che sono impantanati nella sofferenza, dare loro la forza che li aiuterà ad alleviare la sofferenza.
Nel fare questo, la cosa più importante è che i nostri occhi, sempre abituati a guardare fuori, siano rivolti a guardare dentro noi stessi.
Con la frase eko-hensho, il maestro Zen Dogen ci ammonisce incoraggiandoci a far splendere la luce della saggezza dentro di noi e a contemplarla. In altre parole, nel rendere omaggio agli dei e ai buddha, noi dobbiamo cogliere l'opportunità di guardare dentro noi stessi e di comprendere che siamo benedetti. Questa introspezione può essere chiamata un beneficio, un merito della fede.
La più grande virtù dell'essere umano è la possibilità di comprendere quanto sia preziosa la vita, sia la propria che quella degli altri. Attraverso questa realizzazione interiore si sperimenta una seconda nascita che può guidare le nostre vite rendendole ancor più valide e significative. Io credo che questo sia uno dei punti essenziali che possiamo apprendere dall'esempio del Buddha.
Si dice che molto tempo fa, quando accadeva qualcosa di apparentemente impossibile, l'espressione usata dalla gente per rendere grazie agli dei e ai buddha sia all'origine della parola giapponese arigatai (gratitudine). Spero che anche noi tutti renderemo omaggio agli dei e ai buddha pregando sempre con la gratitudine nel cuore, cosa che sarà possibile se comprenderemo la Verità secondo la quale noi siamo vivi grazie a tutte le cose.

domenica 3 gennaio 2010

Un insegnamento di Nichiren Shonin

Questo è un insegnamento di Nichiren (1222-1282), indirizzato al suo discepolo Nichiro che era stato imprigionato a causa della sua fede. A quel tempo in Giappone la fede nel Sutra del Loto era osteggiata e i devoti erano perseguitati dalle autorità. Nichiren era stato arrestato e sarebbe stato esiliato nella remota isola di Sado il giorno seguente.


Domani Nichiren dovrà partire per l'isola di Sado. Nel gelido freddo di questa notte ho cominciato a pensarti, rinchiuso in una caverna, confinato nella tua cella, e alle sofferenze che devi provare. Tu hai veramente letto il Sutra del Loto: lo hai letto nel corpo, lo hai letto nello spirito. Per questa ragione hai acquisito ciò che è necessario per salvare i tuoi genitori, tutti coloro che ti stanno vicino e persino tutti gli esseri viventi. Che cosa meravigliosa! Anche altri leggono il Sutra del Loto, ma lo leggono solo con le loro labbra, ne pronunciano le parole, ma non lo leggono con loro mente. E anche coloro che lo leggono con la propria mente non lo leggono con il proprio corpo Che cosa lodevole leggerlo con il corpo e con la mente come hai fatto tu! Il Sutra del Loto ci insegna che gli spiriti celesti assisteranno e serviranno colui che custodisce il Dharma. Spade e bastoni non lo toccheranno e il veleno non avrà il potere di nuocergli.
Come potrebbe essere altrimenti? Quando verrai rilasciato e potrai uscire di prigione vieni subito qui da me. Desidero tanto rivederti!
Con mio profondo rispetto,
Nichiren


(Tsuchiro Gosho, scritto nel 1271)


Ho sempre tenuto a mente questa lettera come base della mia pratica. E' molto difficile fare quanto dice Nichiren in questo messaggio. E' facile recitare il Sutra del Loto tutti i giorni, o passare del tempo a recitare il daimoku. La vera pratica, il vero sforzo, inizia nella vita di tutti i giorni e non nel momento della nostra meditazione.
Certo, la meditazione è importante e ci aiuta a crescere, a rafforzarci. Senza contare il potere della preghiera che reca sempre e comunque dei benefici. Ma non bisogna limitarci a recitare il Sutra del Loto o il daimoku senza poi metterne in pratica gli insegnamenti. Nella pratica buddhista è importante "leggere" il Sutra del Loto con il corpo e con la mente. E quindi fare dell'insegnamento del sutra il fondamento di ogni nostra azione.


Come disse il Fondatore della Rissho Kosei-kai, Nikkyo Niwano:


"Il contenuto e lo spirito del Sutra del Loto sono profondamente sacri. Anche la pratica degli insegnamenti del sutra è sacra. Noi tutti conduciamo la nostra vita quotidiana in modo ordinario, ma comprendendo gli insegnamenti del sutra, credendovi e praticandoli, cerchiamo di conseguire uno stato della mente libero dall'illusione e dalla sofferenza. Cerchiamo di comprendere che le persone dovrebbero vivere in armonia e servirsi l'un l'altro. Se si riesce a far questo anche solo per qualche ora ogni giorno, la salute e le circostanze esterne cambieranno per il meglio in modo del tutto naturale -questa è la vera salvezza. Che tutte le persone del mondo possano nutrire questi sentimenti e vivere felici -questa è l'idea fondamentale, il grande voto che viene espresso nel Sutra del Loto.
Il Sutra del Loto è davvero l'insegnamento del rispetto umano, dell'auto-perfezionamento e della pace. In breve, è un insegnamento umanista. Oggi, circa settecento anni dopo la morte di Nichiren, noi abbiamo il dovere di ristabilire lo spirito del Sutra del Loto e di porre le fondamenta per una vita migliore per il bene nostro, delle nostre famiglie, della nostra società e del mondo intero".
(Nikkyo Niwano, Buddhism for Today, p.XXII)




Namu Myohorengekyo
Nicola

venerdì 1 gennaio 2010

A mani giunte

Guida del Presidente della Rissho Kosei-kai
Nichiko Niwano


L'Atteggiamento per Seguire il Dharma

Auguri di buon anno!
Quando ci auguriamo l'un l'altro di avere un felice anno nuovo con i cuori pieni di speranza e gratitudine cerchiamo anche di essere sorridenti, gioiosi e diligenti.
Ogni volta che si entra nel nuovo anno, seguendo l'esempio del fondatore scrivo la mia prima opera calligrafica -kanji- dell'anno. Scelgo due temi e il risultato viene montato su due pergamene e appeso alla parete. Uno dei temi degli ultimi anni è il gassho, che significa giungere le mani in preghiera. L'atto di giungere le mani in questo modo è indissolubilmente connesso con la fede, e dal momento che noi buddhisti seguiamo il principio di onorare la natura-di-buddha nel prossimo, lo spirito di giungere le mani è tanto importante per i praticanti laici quanto per i monaci e le monache.
Giungere le mani in preghiera non è tuttavia un atto che si è originato in seno al Buddhismo.
E' stato scritto, a proposito dell'atto di giungere le mani che "noi abbiamo, sin dall'antichità, unito le mani per rendere omaggio agli dei e ai buddha, e quando facciamo questo ci mettiamo in comunione spirituale con essi". In effetti, una statuetta d'argilla raffigurante una persona seduta a mani giunte con gli occhi levati verso il cielo è stata ritrovata in un sito archeologico, in Giappone, ed è stata fatta risalire all'era Jomon (un periodo che va dal 14.000 a.C. fino al 400 a.C.). E' quindi evidente che giungere le mani è una forma di preghiera estremamente antica.
In Europa si dice che giungere le mani sia un modo per comunicare con Dio. In ogni parte del mondo, l'aspirazione a seguire l'Assoluto, o la Verità e il Dharma -se vogliamo usare altre parole, porta spontaneamente le persone a giungere le mani.
D'altro canto, possiamo dire che quando una persona giunge le mani diventa davvero sincera e torna alla sua umiltà di fondo.
Giungere le mani, calmare la mente portando la mano destra e quella sinistra al centro del corpo e chiudere gli occhi per guardarsi dentro crea un senso di equilibrio in tutti gli organi del corpo. Questa può quindi essere considerata la posizione fondamentale che sviluppa la nostra salute fisica e mentale.


Giungere le Mani Davanti agli Altri
Ogni volta che il fondatore incontrava altre persone, giungeva le mani al loro cospetto. Noi membri della Rissho Kosei-kai, buoni amici nel Dharma, facciamo solitamente lo stesso quando ci salutiamo l'un l'altro. Non c'è bisogno di considerare l'importanza di giungere le mani in questo modo, ma dovremmo chiederci se, nel corso della nostra vita di tutti i giorni,  giungiamo le mani quando incontriamo chi ci sta vicino, i nostri amici, o la nostra famiglia.
Alcuni pregano davanti alle immagini del Buddha, ma non lo fanno davanti alle persone. E alcuni sono certo che direbbero che non si sognerebbero neppure di giungere le mani davanti ai membri della propria famiglia.





Shakyamuni non nutrì mai alcun favoritismo verso i membri della sua famiglia. Lui accettava come discepoli quei parenti che volevano sinceramente diventare suoi seguaci, e rispettava tutti i membri della sua famiglia in egual modo.
I bambini non sono una proprietà personale dei genitori, e quindi è importante che tutti i membri della famiglia giungano le mani l'uno al cospetto dell'altro: è un primo passo verso il rispetto e l'apprezzamento della loro personalità individuale.
Il Bodhisattva Senza Disprezzo (Fukyo) del quale si legge nel Sutra del Loto, giungeva rispettosamente le mani al cospetto di chiunque incontrasse, accogliendo tutti con le parole "Voi diverrete certo dei buddha". Questa pratica di fondamentale rispetto simboleggia la sostanza dell'illuminazione conseguita dal Buddha -la realizzazione del valore intrinseco di tutte le cose.
Noi non siamo di certo gli unici ad essere degni di rispetto. Naturalmente lo sono i membri delle nostre famiglie, ma anche tutte le persone del mondo, perché tutti abbiamo il preziosissimo dono della vita. In altre parole, il principio fondamentale che permea tutti gli esseri viventi deve essere il mutuo rispetto. Giungere le mani in segno di riverenza è una pratica puramente umana, un modo per manifestare il proprio profondo rispetto l'uno per l'altro.
Un mondo nel quale tutti giungono le proprie mani l'uno davanti all'altro sarebbe un mondo privo di conflitti. Giungere le mani è il più semplice, il più immediato dei comportamenti religiosi e ci aiuta a realizzare pace e armonia. Naturalmente non dobbiamo concentrarci sulla forma esteriore del giungere le mani. Quello che importa veramente è impegnarci nel voler offrire rispetto alle persone, con la sincera volontà di seguire il Dharma e con spirito di vera riverenza giungere le mani davanti agli dei e ai buddha.
Il significato che si cela dietro il gassho, l'atto di giungere le mani, è così semplice che potrebbe crescere e trasformarsi in un movimento religioso che riflette l'essenza fondamentale del Buddhismo.
Non c'è parte del mondo dove le persone non stiano pregando per la pace. Ognuno di noi, uno per uno, tutti assieme dovremmo comprendere quanto profondo sia il significato di giungere le mani come parte intrinseca della nostra pratica quotidiana.


Da "Kosei", Gennaio 2010, tradotto in inglese da Kosei Publishing Co.
Pubblicato su Shan-Zai e tradotto in italiano da Nicola Tini

giovedì 31 dicembre 2009

Tutto è novità

Oggi finisce il 2009. In queste ultime ore di passaggio, ho pensato di postare qualcosa che avesse a che fare con il tema della fine e dell'inizio. Il brano che segue è un insegnamento di Nichiko Niwano, il Presidente della Rissho Kosei-kai.

Namu Myohorengekyo
Nicola
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Tutto è Novità

Transitorietà significa che ogni istante della vita è qualcosa di nuovo, che non potrà mai ripetersi. In modo molto simile, le nostre menti e i nostri corpi cambiano costantemente. L'oggi è diverso dal ieri. Ogni giorno della nostra esistenza viviamo una nuova, unica vita.
Viviamo ogni giorno dando per scontato che continueremo ad esistere anche il giorno seguente. Ma nessuno di noi sa se domani vivremo o moriremo.
La legge della transitorietà ci rivela la meraviglia dell'esistenza e ci esorta a manifestare gratitudine per ogni giorno della nostra vita. "Com'è preziosa la vita che ho conseguito! Oggi sarebbe proprio un peccato restarsene senza far nulla". Dovremmo fare tesoro di ogni incontro, farci più umili ed essere disposti ad imparare dagli altri, impegnarci per fare sempre del nostro meglio, dovunque ci troviamo, in qualsiasi momento. E' questo che si prova quando ci si rende davvero conto di quanto sia meraviglioso essere vivi.
Ogni singolo istante della nostra vita è una novità, ogni giorno è il primo giorno di vita, un giorno che non si potrà mai più ripetere. Oggi è il primo giorno dall'alba dell'universo - non c'è giorno che possa essere più bello di questo. Si rinasce ogni giorno, perciò salutate il mattino come se foste appena nati. Rapportatevi ad ogni incontro che fate come se fosse il primo, o come se potesse essere l'ultimo. Cercate di vivere ogni istante come se foste appena nati, e vedrete che la vita vi darà grandi soddisfazioni.

                                    (da Cultivating the Buddhist Heart, di Nichiko Niwano - Ed. Kosei)

mercoledì 30 dicembre 2009

L'illuminazione in poche sillabe

Quando ho ascoltato il mantra Namu Myohorengekyo per la prima volta ho subito compreso che ero tornato a casa. In realtà non c'è stato alcuno shock, nessun tipo di visione o di reviviscenza di vite passate. E' stata una sensazione di quiete, di calma interiore. E' stato allora che decisi di studiare il Buddhismo e di diventare prete. Sono passati gli anni e ho avuto l'onore di fare l'esperienza monastica. Nel tempo ho compreso che la mia necessità di essere monaco era dettata dal karma delle mie vite precedenti. Chissà come, perché e quanto, dovevo aver stabilito, in una qualche esistenza precedente, le cause che mi avevano portato a questa scelta nelle mia vita presente.
Noi buddhisti crediamo alla reincarnazione. Pensiamo che la vita sia un giorno di un'esistenza più lunga. Come arriva la notte, arriva la vecchiaia. O come arriva il sonno, arriva la morte. Ma poi ci si risveglia, per continuare a vivere, per crescere ed apprendere. Le memorie delle vite passate, però, non sono presenti nella nostra mente cosciente, ma si trovano, in forma di semi, in uno strato più profondo della coscienza.
Questi semi, che costituiscono una specie di dna spirituale, sono quello che noi chiamiamo karma.
E' come se stessimo scrivendo un diario. Quando arrivamo alla fine della pagina il racconto non termina. Passiamo alla pagina successiva e continuiamo a scrivere. La narrazione, naturalmente, si collega a quanto è accaduto in precedenza. Scriviamo le nostre nuove pagine, le nostre nuove storie, ma queste si basano inevitabilmente su quanto abbiamo scritto in precedenza.
Il mio tornare in Giappone, il mio tornare ad essere monaco, erano la realizzazione, il compimento di qualcosa che avevo stabilito in una vita passata. Quando ho compreso questo, sono tornato allo stato laico, procedendo lungo il sentiero.
Durante il mio cammino spirituale ho incontrato tante persone, tanti amici e tanti avversari. Alcuni erano veri amici, alcuni erano veri avversari. Altri erano falsi amici e alcuni avversari si sono rivelati poi dei buoni amici che mi hanno aiutato a crescere e a maturare. Con alcuni di loro sono ancora in contatto, di altri non ho più notizie. Una cosa non è mai cambiata.
La mia fede in questo mantra, Namu Myohorengekyo.

In giapponese, il mantra è chiamato daimoku.
Anche nelle sessioni di pratica di Rissho Kosei-kai, che è la comunità (sangha) della quale faccio parte, il daimoku è di certo la cosa che rimane inizialmente più impressa. I partecipanti recitano questo mantra all'unisono, ed è impossibile fare questa esperienza senza restarne in qualche modo colpiti.

Il significato del daimoku è molteplice e come tutti i grandi simbolismi spirituali ha diverse chiavi per essere interpretato. Proviamo a leggerlo attraverso il suo significato letterale.

NAMU, [prendere rifugio] che nel buddhismo vuol dire "profondo rispetto";
MYO HO, [dharma meraviglioso] che per Shakyamuni, il Buddha, è "la legge dell'universo";
REN GE, [fiore di loto] il simbolo dell'eterna legge di causa-ed-effetto, il fulcro del buddhismo;
KYO, [sutra] una parola sanscrita che indica i libri sacri del buddhismo, ma che letteralmente vuol dire filo, il filo nel quale si inseriscono i grani del juzu, il rosario buddhista, ad esempio. Un filo nel quale vengono inseriti i meravigliosi gioielli della devozione per l'imperitura legge di causa ed effetto, fonte della vita.

Il daimoku è un'espressione di fede e di rispetto, ma non si limita solo a questo. Le parole del mantra rappresentano una serie di immagini le quali ci aiutano a focalizzare la nostra attenzione, a nutrire il nostro spirito e ad aprire la nostra mente. La recitazione del mantra sviluppa la consapevolezza, acquieta la mente e ci aiuta a osservare il mondo attraverso la saggezza del Buddha.

Questo mantra risale al XIII secolo, quando fu insegnato per la prima volta dal monaco Nichiren, in Giappone. A quel tempo la maggior parte delle persone non sapeva né leggere né scrivere e i libri sul Dharma (o insegnamento del Buddha) erano pochissimi. Il daimoku nacque da un'esperienza spirituale fatta da Nichiren sulla cima di una montagna, all'alba del 28 aprile 1253, mentre guardava il sole levarsi dal mare. Quando il sole iniziò ad alzarsi sull'orizzonte, le parole del mantra sgorgarono dalle sue labbra per la prima volta. Nichiren le pronunciò ad alta voce sul picco di quella montagna, centinaia di anni fa.
E' un'immagine meravigliosa, che mi ha sempre colpito tantissimo. Le parole del daimoku sono parole di illuminazione, e sono state pronunciate e trasmesse alle generazioni successive per il bene di noi tutti, per tutta l'umanità.

Come pratica individuale, la recitazione del mantra ha un'energia veramente unica. Come ho già detto, credo che sia impossibile fare questa esperienza senza restarne in qualche modo toccati. Ma è certamente quando si è in gruppo che il daimoku diventa una vera potenza spirituale. Questo mantra, infatti, è stato recitato da milioni di persone nel corso dei secoli. Quanto recitiamo le parole del daimoku uniamo la nostra energia spirituale a quella di tutti gli altri praticanti, sia quelli che si trovano vicino a noi che lontano da noi, compresi quelli che ci hanno preceduti in centinaia e centinaia di anni.
Questo è il potere del sangha. Nichiren chiamava questo principio itai-doshin: persone che praticano la Via insieme, uniti nello spirito anche se separati nei corpi.

Se volete provare a recitare il mantra, vedrete che è molto semplice e profondo allo stesso tempo. Sedete in un luogo tranquillo, respirate profondamente, giungete le vostre mani (questo gesto si chiama gassho) e recitate a voce non troppo alta (ma nemmeno sussurrante) le parole Namu Myohorengekyo consecutivamente, per qualche volta.

La pronuncia italiana è: Namu Mio-ho (h aspirata) ren ghe chio

Molto semplice.
Recitatelo lentamente, in modo scandito, per una decina di volte, tanto per cominciare. Se volete farlo più a lungo fate pure! Il tempo passato a recitare il daimoku non è mai sprecato.
Non esagerate, però: è meglio recitare il mantra concentrati, cercando di assaporare l'effetto che ha su di voi piuttosto che farlo meccanicamente.

Io recito il daimoku da circa 17 anni, non ho mai smesso. Il Sutra del Loto di Shakyamuni e il daimoku di Nichiren sono sempre stati la mia guida e il mio sostegno sin da quando li ho incontrati. Se proverete, sono sicuro che ne trarrete immenso vantaggio.

Namu Myohorengekyo
Nicola